PUNTEASECCA

I segni sono tracciati con una punta di acciaio, il cui scorrimento sulla superficie genera le cosiddette barbe, ossia un accumulo di metallo ai lati del solco inciso.

Se nel bulino i trucioli vengono eliminati, nella puntasecca le barbe costituiscono la vera peculiarità della tecnica, in quanto esse, trattenendo l’inchiostro in fase di stampa, creano un effetto sfumato, morbido, vellutato.

La fragilità delle barbe non consente alte tirature: dopo una dozzina di inchiostrazioni e di passaggi nel torchio calcografico, esse si appiattiscono.

Si trovano testimonianze dell’adozione dell’incisione a puntasecca dalla seconda metà del XV secolo, nelle opere del Maestro del Libro di Casa.

Albrecht Dürer (1471-1528) fu uno dei primi a sperimentare la tecnica, ma sarà Rembrandt (1606-1669) a indagarne e rivelarne le enormi possibilità espressive.

Il Novecento vede importanti artisti che si cimentano con la puntasecca: Giovanni Boldini (1842-1931), Pablo Picasso (1881-197

ACQUAFORTE


L’acquaforte è una tecnica calcografica indiretta
, in cui l’incisione della matrice si ottiene mediante morsura, ossia immersione in acido.La lastra, levigata e sgrassata, viene interamente ricoperta di una cera resistente all’azione dell’acido, e su di essa l’incisore traccia il disegno mediante uno strumento a punta. In questo modo viene scoperto il metallo solamente laddove l’acido dovrà mordere la matrice, lasciando invece protette dalla cera le zone che in stampa risulteranno bianche.

La profondità dei solchi incisi dipenderà dai tempi della morsura, terminata la quale la matrice è ripulita dalla cera per essere inchiostrata.

Dal momento che l’artista non deve incidere direttamente la lastra, ma solo scalfire la cera con una punta leggera, i segni delle acqueforti presentano un aspetto arrotondato e risultano liberi e spontanei, a differenza di quelli tracciati con le tecniche incisorie dirette.Adottata dal XIV secolo per le decorazioni di armature, l’acquaforte come tecnica di stampa si diffonde tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.

Il Parmigianino (1503-1540) può considerarsi l’artista che più ha perfezionato la tecnica ai suoi inizi, avendone indagato il peculiare linguaggio dinamico. Il Seicento è un periodo d’oro per l’acquaforte, abbracciata da Federico Barocci (1535-1612), Guido Reni(1575-1642), José de Ribera (1591-1630), Salvator Rosa (1615-1673), Claude Lorrain(1600-1682), Jacques Callot (1592-1635), Rembrandt (1606-1669).

Anche il Settecento vide grandi interpreti di questa tecnica, che dà mostra della sua versatilità e immense potenzialità: si pensi alle acqueforti di Giovanni Battista Piranesi(1720-1778)e a quelle di Francisco Goya(1746-1828).

Dopo un declino nel primo Ottocento, la tecnica ritorna in auge alla fine del secolo, grazie alla francese Société des Aquafortistes e agli impressionisti.

Da allora l’acquaforte non ha più conosciuto periodi di declino, con interpreti del calibro di Pablo Picasso (1881-1973), Henri Matisse(1869-1954), David Hockney (1937), e rimane tutt’oggi una delle tecniche incisorie maggiormente diffuse.

ACQUATINTA


L’acquatinta è una tecnica calcografica indiretta
adottata per rendere effetti tonalipittorici simili a quelli dell’acquerello.
La matrice viene ricoperta da uno strato di polvere di colofònia o di bitume, che, scaldato, aderisce al metallo proteggendolo durante la fase di morsura: la lastra verrà intaccata solamente negli interstizi tra una particella e l’altra, generando una granitura spugnosa ed un effetto sfumato.

Benché preceduto da molteplici esperimenti, l’inventore dell’acquatinta è considerato il pittore e incisore francese Jean Baptiste Le Prince (1734-1781).

La tecnica, grazie alle sue possibilità tonali, fu vastamente adottata per stampe di riproduzione, anche a colori.

Non mancano gli artisti che la utilizzarono nelle proprie incisioni di invenzione: da Francisco Goya (1746-1828), indiscusso maestro dell’acquatinta, a Edgar Degas(1834-1917), a Pablo Picasso (1881-1973).


Video sulla tecnica incisoria della Puntasecca

del maestro Daniele Bonizzoni